Messaggio della Commissione diocesana per la Custodia del creato

Tempo del creato tempo di rinascita

Dal 1° settembre al 4 ottobre, giorni per ripensare ai nostri stili di vita

Stiamo vivendo il “Tempo del Creato”, una celebrazione annuale di riflessione, preghiera e di azione finalizzato alla cura e alla salvaguardia del meraviglioso pianeta che Dio ci ha dato in dono. Quest’evento comincia il 1° settembre, Giornata Mondiale per la Custodia del Creato, e termina il 4 ottobre, festa di san Francesco di Assisi.

 

 

A distanza di pochi mesi dall’esperienza del lockdown, questo periodo costituisce un’occasione per una  feconda presa di consapevolezza sul difficile momento storico che stiamo vivendo che, si spera, sia capace di innescare quella conversione ecologica integrale necessaria a dare maggiore dinamismo alle nostre azioni quotidiane, sia nella vita pubblica che nella sfera privata.

L’esperienza dell’isolamento, del “distanziamento sociale”, del dolore e della morte vissuta nei mesi scorsi ci ha fatto comprendere la fragilità delle certezze su cui abbiamo edificato le nostre società.  Papa Francesco, nella celebrazione dello scorso 27 marzo, culminata con la benedizione Urbi et Orbi, ha ricordato a noi uomini dalla memoria labile che «Nessuno si salva da solo». Immersi nella cultura individualista, abbiamo assistito al miracolo di uomini e donne, gente comune, che si sono messi al servizio del prossimo, anche a costo della propria vita.

Da giugno siamo in larghissima misura tornati allo stile di vita precedente con i suoi ritmi frenetici, e questo “ritorno al passato” con la sua fatica, con il suo rumore e con i suoi eccessi ci ha riportato ad una quotidianità di cui abbiamo sofferto l’assenza. Sarebbe utile, però, non disperdere adesso quell’abitudine al silenzio che ci ha accompagnato in quelle dolorose settimane. Quel silenzio, che ha avvolto per giorni e giorni le nostre città, ci è servito a recuperare il senso più autentico della nostra esistenza e delle nostre relazioni.

L’opera di Dio che in questo mese celebriamo, infatti, potrà essere concretamente preservata e sostenuta nel suo sviluppo solo se riusciremo a «lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo» (LS 217). È, dunque, dalle relazioni che occorre ripartire per fare esperienza di una felicità piena: relazioni con Dio, noi stessi, il prossimo ed il Creato. Il silenzio farà così fiorire un’armonia che ci aiuterà ad attenuare quel grido di dolore dei poveri e della Terra di cui papa Francesco parla nella Laudato si’. Solo forti di questo silenzio generativo potremo affrontare nella verità i tanti nodi che aggrovigliano la nostra vita personale e la nostra società, a livello globale come a livello locale.

Se nel mondo l’Agenda 2030 “per uno sviluppo sostenibile” elaborata dalle Nazioni Unite detta tempi serrati per un mutamento imprescindibile del paradigma economico, a Taranto questo impegno ci coinvolge in maniera particolare per superare la contrapposizione tra salute e lavoro che da troppo tempo non trova una concreta e definitiva via d’uscita. Alla preoccupazione per la salute delle persone a causa dell’inquinamento, si aggiunge quella per il destino occupazionale ancora incerto di moltissimi lavoratori e il timore di un brusco rallentamento delle bonifiche a seguito del fermo delle attività di risanamento per il mancato rinnovo del contratto del Commissario straordinario. Alle figure istituzionali che, ai diversi livelli, subentreranno l’augurio di mettersi al più presto al lavoro per non disperdere gli sforzi finora compiuti.

La nostra diocesi continuerà ad essere accanto a tutti coloro che opereranno nel segno di una rinascita sociale, economica ed ambientale. L’essere stati chiamati dalla Conferenza Episcopale Italiana ad ospitare la prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani che si occuperà proprio dei temi legati alla sostenibilità costituisce l’occasione propizia affinché il tema della custodia del Creato non resti un compito di cui solo alcuni sanno farsi carico, ma diventi sempre più parte integrante di una pastorale attenta ai “segni dei tempi”.